L'isola di Burano, famosa in tutto il mondo, è forse la più pittoresca isola della laguna di Venezia. Burano, o la Boreana, deve il nome ad una delle porte di Altino, da cui venne fondata. Quando Torcello era una città, Burano ne era un vicus, ovvero una borgata.
Burano offre spunti di assoluto interesse per i cromatismi delle sue abitazioni popolari, dipinte con colori vivaci e contrastanti e per le sue attività economiche, la produzione di merletti e la pesca. Dipinte in colori diversi, le piccole case dell´isola, infatti, si susseguono una dopo l’altra, ed il risultato è una favolosa fisionomia della città. La leggenda racconta che i colori servirono ai pescatori che tornavano a casa per trovare la via nella fitta nebbia, e riconoscere anche da lontano il proprio focolare nell'attesa di riabbracciare i propri cari. Anche le barche da pesca sono colorate e si riflettono insieme alle case nell´acqua; tutto questo, insieme ad un artigianato vivace e ricco di storia, fanno di questa isola una méta imperdibile.
L'arrivo all'isola di Burano, dopo 40 minuti circa di quella che è una vera e propria mini-crociera a bordo di un vaporetto, è un vero e proprio colpo d'occhio! I riflessi della laguna, i suoi colori, la natura e la sua fauna, le isole che vedrete, più o meno vicine (Mazzorbetto, Mazzorbo, la stessa Torcello, San Francesco del Deserto, per citare le più famose) vi avranno già riempito l'anima, gli occhi, e la macchina fotografica di ricordi indelebili.
Avrete vissuto l'esperienza dei pescatori antichi, che da lontano riconoscevano la propria abitazione dal colore, volutamente tra i più vivi e sgargianti. E il colpo d'occhio da lontano sarà quello di un quadro ricco di allegria e serenità.
Scendete all'imbarcadero dell'isola, subito avrete la sensazione di un'isola viva, ed al tempo stesso densa di storia e tradizioni. La ricca vegetazione lascia intravedere già i colori dell'isola.
Cominciate a passeggiare lungo Viale Marcello, quindi svoltate per Fondamenta San Mauro.
Qui, al 423, provate un primo autentico assaggio della produzione tipica di Burano: MARKO'S. Il bel negozio di Clarissa lo si riconosce dai merli esposti. All'interno si possono acquistare tipici souvenirs veneziani, in special modo vetro e merletti. La titolare è nata e vive a Burano, da lei si possono avere anche ottimi consigli per visitare l'isola. Dal 2010 si occupa di lavorazione e molatura del vetro, produzione, lavorazione e decorazione di maschere e burattini in cartapesta, ceramica e cuoio, bigiotteria in ceramica. Inoltre l’azienda è specializzata nella produzione e applicazione su stoffe di pizzi, merletti e ricami. Le bibliotechine in miniatura sono una chicca.
Passeggiare in queste fondamenta è piacevole e rilassante, ad ogni angolo verrebbe spontaneo perdersi in qualche calle silenziosa alla ricerca di uno scorcio suggestivo e colorato. L'acqua riflette il cielo, la barche si muovono lente, tutto è sospeso senza tempo.
C'è un piccolo ponte in mattoni rossi che attraversa il tranquillo canale, se lo attraverserete potrete far visita, al civico 688, alla bottega Creazioni Maurizio Zane – Venice glass: Maurizio vanta un'esperienza pluriennale nel mondo del vetro al lume. Nel suo piccolo e colorato negozio è possibile ammirare una panoramica completa dell'artigianato artistico tipico veneziano come oggettistica in vetro e maschere. Caratteristica principale e unica nel suo genere sono le case in miniatura di Burano di cui Maurizio è anche l'ideatore.
Tornati in fondamenta, comincerete a vedere, poco lontano avanti a voi, il campanile pendente della Chiesa San Martino. Un altro piccolo ponte storto, ed eccovi in Via Baldassarre Galuppi, ricca di negozi e ristoranti. Qui trova spazio anche la storica sede della Palmisano Cav. Luigi & c. s.a.s., realtà di eccellenza nel panorama della pasticceria italiana, capace di interpretare la cultura globale dell’alimentazione di oggi, con specialità che uniscono tradizione e innovazione, piacere e benessere. L'azienda non perde mai di vista le proprie origini di piccolo laboratorio artigianale sull’isola di Burano, nel quale venivano sfornati i dolci tipici della tradizione. Ma al tempo stesso, investe notevoli risorse nella ricerca, anche in collaborazione con istituti specializzati ed università, per sviluppare prodotti moderni, dedicati ai consumatori di oggi e di domani. Nella bottega, in cui ancora si respira la prelibata aria di un tempo, potrete trovare i famosissimi dolci tipici dell'isola, i bussolà appunto, e tante altre specialità con cui potrete rifoccillarvi e ricaricarvi..
Burano è anche l'isola del merletto per antonomasia: la leggenda narra che proprio grazie ad un pescatore sia nata la tradizionale produzione tessile artigiana. Costui infatti, avendo resistito al canto delle sirene in nome della sua bella, che lo attendeva a Burano, avrebbe ricevuto dalla regina dei flutti una corona di schiuma per ornare il capo della sua sposa. Le amiche della diletta, invidiose e conquistate dalla bellezza del velo, avrebbero cercato di imitarlo, dando così inizio ad una scuola di tradizione centenaria.
Se volete saperne di più sulla storia (e sulle leggende) di questo prezioso manufatto, non vi è posto migliore che il Museo del Merletto, sito proprio in piazza Baldassarre Galuppi.
Il museo, aperto nel 1981, ha sede negli spazi della storica Scuola dei Merletti di Burano, fondata nel 1872 dalla Contessa Andriana Marcello per recuperare e rilanciare una tradizione secolare.
Vi sono esposti oltre cento preziosi esemplari della ricca collezione della Scuola, oltre a importanti testimonianze della produzione veneziana dal XVI al XX secolo.
Se poi non siete ancora sazi, sempre in Piazza Galuppi, al civico 24, vi consigliamo una visita da Creazioni Gaia, una bottega artigianale nella quale, dal 2009, si può ammirare la preziosa collezione di merletti ad ago, creati dalle vecchie maestre dell'isola, adottando una tecnica ideata nel 1500: fazzoletti, centri tavola, quadri e decorazioni, tra cui una preziosa tovaglia da 12 persone tutta in punto Burano e punto Venezia risalente ai primi dell'800.
Gaia esprime la propria creatività inventando gioielli unici ed esclusivi con l'uso di tradizionali perle veneziane in vetro di Murano, le tecniche di lavorazione variano dalle antiche conterie, perle a lume, le murrine,lavorazioni in piastra, e molto altro. Nel negozio fa bella vista la piccola galleria di maschere veneziane che riporterà il visitatore nel mitico carnevale di Venezia, con tradizionali maschere in cartapesta e ceramica, pelle, swaroski e metalli per abbinare l'innovazione con la tradizione. Tutti i prodotti sono rigorosamente fatti a mano con certificato di garanzia e autenticità, seguendo le regole tradizionali ma con un design ricercato ed unico.
Merita ora una visita la limitrofa Chiesa di San Martino Vescovo, l'unica presente sull'isola, di origine cinquecentesca, che conserva un dipinto attribuito a Jacopo Palma il Giovane.
È ora tempo di terminare la visita all'isola. La soluzione migliore è quella di spingersi verso Nord, dove l'allegria dell'isola lascia spazio a silenzi poetici, a calli colorate e a giardini fioriti, l'emblema vero di Burano.
Se ne trovate il tempo, fate il lungo ponte che collega Burano all'isola di Mazzorbo, e visitate i famosi orti, e la meravigliosa Chiesa di Santa Caterina, innalzata tra il 1283 e il 1291, ultima traccia dello splendore passato dell'isola (la sua campana è la più antica della laguna).
Merita anche un'escursione mirata l'isola molto antica di San Francesco del Deserto. Dal sottosuolo emergono tracce di una frequentazione romana con reperti del I, IV e V secolo d.C. Il nome è di origine popolare, risale alla prima metà del '400, quando l'isola venne abbandonata per oltre un ventennio a causa della insalubrità della laguna. La storia francescana inizia nel 1220: di ritorno dall ' Oriente vi approdò San Francesco con un anonimo compagno, accolto dal festoso canto delle rondini. Nel marzo 1233 l'isola venne donata all'Ordine da Jacopo Michiel, del ramo dogale della famiglia e nipote, per parte della moglie, del patriarca di Grado Angelo Barozzi: all'atto della donazione vi esistevano due chiese, una dedicata al Santo. Oggi è mantenuta da una comunità francescana, che previo avviso ed accordi permette visite ed anche soggiorni di meditazione assolutamente rigeneranti ed indimenticabili.
Da ultimo, impensabile non visitare l'isola di Torcello, quella che un tempo fu la "capitale" della laguna nord. L'isola ha una forma vagamente trapezoidale ed è al centro di quello che fu in passato il cuore della vita economica e sociale della civiltà veneziana.
L'antica Dorceum o Turricellum al massimo del suo splendore arrivò ad ospitare alcune decine di migliaia di abitanti. Sede vescovile dal 638 al 1689, vide il suo fiorire nell'Alto Medioevo quando divenne un porto di assoluta rilevanza, con i tre canali che si aprivano al mare, nonché sede di laboriosissime officine metallurgiche, vetrarie e di lavorazione della lana.
E' del 1272 la deliberazione che consentiva la lavorazione di quest'ultima solo a Torcello e nelle sue contrade. Nel racconto che nel X secolo ne fece l'imperatore bizantino Costantino Porfirogenito, Torcello viene definita un grande emporio.
Per avere un'idea delle ricchezze che l'isola alimentò, basti pensare che ancora nel 1795 esistevano qui 737 casate nobiliari, di pari dignità con quelle veneziane. Già nel XV secolo l'isola aveva comunque cominciato la sua fase di lenta decadenza. Resistevano sedici monasteri e numerose chiese, per un totale di dodici parrocchie. Alle origini della crisi l'interramento parziale prima, totale poi, che occluse le bocche portuali, quindi l'avanzamento dei sedimenti apportati dal Sile e dal Dese, l'impaludamento, il predominio delle acque dolci su quelle salate e il flagello della malaria. Attualmente di tanta magnificenza resistono solo poche decine di abitanti e il complesso monumentale composto dalla Cattedrale, dal Battistero e dal Martyrium di S.Fosca.
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